Non è la più sanguinosa, solo l'ultima di un anno che è già tristemente da record. Mentre a Washington i Repubblicani bloccano un progetto di legge presentato dai Democratici in Senato per rinnovare il bando alle armi d'assalto scaduto nel 2004, a Las Vegas un uomo entra armato nella locale Università e apre il fuoco, uccidendo tre persone e ferendone gravemente una quarta, prima di essere a sua volta ucciso dalla Polizia. L'allarme nell'ateneo del Nevada scatta alle 11:45 di mattina, quando l'aggressore, sulla sessantina, altre generalità non diffuse, viene visto aggirarsi al quarto piano dell'edificio che ospita la facoltà di economia. Per mezz'ora è il panico: gli studenti fuggono da tutte le parti, si sentono numerosi colpi d'arma da fuoco, la Polizia arriva in forze, chiude le strade e comincia setacciare aula per aula, corridoio per corridoio. Il pensiero va subito al 2017, quando dalla finestra della sua camera d'hotel affacciato sulla famosa strip, la via dei casinò, un cecchino sparò sulla folla sottostante compiendo la più grave strage della storia americana: 60 morti e 800 feriti. Stavolta il killer viene trovato e abbattuto poco dopo. La Polizia non ha rivelato che arma avesse, ed è ancora presto per ipotizzare un possibile movente. Ma nell'ultimo weekend, gli omicidi di massa, quelli con almeno 4 morti, hanno quest'anno toccato il record assoluto: 38. Con 630 sparatorie. In poco più di 300 giorni.