Ergastolo senza possibilità di riduzione né di conti di pena, almeno per 30 anni. Era il verdetto più atteso quello sulla sorte di Salah Abdeslam, unico membro sopravvissuto del commando terroristico che il 13 novembre 2015 uccide 130 persone a Parigi tra lo stadio, alcuni caffè e il Bataclan. Al termine di un maxi processo durato 10 mesi Abdeslam è stato ritenuto dalla Corte d'Assise speciale di Parigi coautore di quelle stragi, colpevole di plurimo omicidio e di terrorismo. La sua difesa sul fatto di aver scelto di non azionare la propria cintura esplosiva per un colpo di coscienza non è stata ritenuta valida. Secondo la corte Abdeslam ha organizzato gli attacchi e non ha ucciso, come ha detto lui, ma soltanto perché la sua cintura era difettosa. Al pari di lui altri 18 imputati su 20 sono stati ritenuti colpevoli di organizzazione terroristica. Quattro imputati assenti perché deceduti, tra cui i due fratelli Jean Michel e Fabien Clain che avevano rivendicato gli attentati, hanno ricevuto la stessa condanna all'ergastolo senza possibilità di sconto. Mohamed Abrini, l'organizzatore dell'attentato poi diventato noto come uomo col cappello all'attentato dell'aeroporto di Bruxelles nel 2016, è stato invece condannato all'ergastolo ma con possibilità di revisione dopo 22 anni. Per gli altri uomini coinvolti nell'organizzazione e nella gestione di quegli attentati le pene detentive vanno dai 2 ai 30 anni. Adesso gli imputati potranno fare appello, se vorranno, ma una prima significativa risposta alle famiglie delle vittime è stata data.























