Nel 2011 aveva compiuto in Norvegia una doppia strage in un lasso di tempo ravvicinato, con un'autobomba piazzata nel cuore di Oslo che aveva ammazzato otto persone e dando la caccia armato di fucili a pompa a 69 adolescenti che stavano partecipando a un campo estivo del Partito Laburista sull'isoletta di Utoya. Ora il neonazista Anders Behring Breivik, 44 anni, torna ancora una volta a denunciare per violazione dei diritti umani lo Stato dal carcere di massima sicurezza dove si trova, chiede in particolare di eliminare le restrizioni sulla sua corrispondenza con il mondo esterno, col rischio che torni a propagare sul web le sue deliranti idee, come fatto con la sorta di manifesto che aveva pubblicato on-line prima del duplice attacco. Nel carcere dove si trova a scontare la sua pena dispone di una sala di addestramento, una cucina, una sala tv e un bagno, gli è stato anche concesso di tenere tre pappagallini che volano liberamente, secondo il suo avvocato però l'aver trascorso più di 10 anni di isolamento senza interazioni significative avrebbe avuto sul 44enne un impatto devastante. Breivik avrebbe sviluppato tendenze suicide e una dipendenza da Prozac per combattere la depressione. Per il Ministero della Giustizia norvegese invece l'isolamento resta necessario perché il detenuto rappresenterebbe una minaccia all'incolumità della stessa popolazione carceraria. Breivik è stato condannato alla pena massima di 21 anni, con la clausola rarissima della possibilità di un'estensione al carcere a vita qualora continui a rappresentare un pericolo per la società.