"Mai più un altro caso Regeni" è il mantra che viene ripetuto non solo in Italia, ma ora anche dall'Europa. Il SEAL, il Servizio Europeo per l'Azione Esterna, che si occupa dei rapporti tra Ue altri Paesi, alle dirette dipendenze dell'alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ha infatti annunciato di seguire da vicino le vicende del giovane studente egiziano e attivista per i diritti civili, Patrick George Zaky. La storia, com'è noto, prende le prime mosse venerdì, quando Zaky, di ritorno in Egitto per una breve vacanza, viene arrestato all'aeroporto e portato in un carcere del Cairo. Secondo il racconto del suo Avvocato, il giovane sarebbe stato torturato a lungo con cavi elettrici, in modo da non lasciare segni sul corpo. Il Ministero dell'Interno egiziano ha chiarito che l'arresto è stato eseguito su mandato della Procura Generale, che lo ha posto in custodia cautelare per 15 giorni. Le accuse sono varie, dalla diffusione di notizie false all'istigazione alla violenza, anche se per ora non è stato fatto alcun riferimento all'accusa di terrorismo. E infatti il giovane non è stato inviato ad un tribunale speciale. Zaki studia a Bologna da 4 anni e anche se non è un cittadino italiano, come ha tenuto a precisare il Governo egiziano, ha seguito con attenzione dal Governo di Roma. Il ministro Di Maio ha ribadito di essere tenuto costantemente al corrente sugli sviluppi del caso e lo ha portato all'attenzione dell'Unione europea. La mobilitazione popolare per il ricercatore egiziano intanto continua e su Change.org la petizione lanciata per fare pressione sul Governo egiziano vola verso le 15 mila firme, mentre Amnesty Italia ne ha lanciata un'altra parallela, chiedendo la libertà per Patrick, arrestato solo perché attivista. La data cruciale per il destino di Zaky è il 22 febbraio, quando si deciderà se prolungare l'attuale stato di fermo, processarlo oppure, come si spera, restituirlo alla libertà.