Il conflitto in Sudan è uno dei peggiori disastri umanitari a memoria d'uomo. Così lo definisce l'Onu. Eppure questa enorme crisi che coinvolge 26 milioni di persone in Africa è una delle più invisibili e dimenticate. Il Sudan è devastato da anni da una guerra civile esplosa nell'aprile del 2023 tra le forze armate sudanesi e paramilitari delle forze di supporto rapido. Gli scontri incessanti nella capitale Khartum e nelle regioni limitrofe in Darfur e in altri Stati del Sudan hanno portato più di 12 milioni di persone alla fuga, di cui oltre tre verso gli Stati confinanti. Non quantificati i morti tra i 60mila e i 150mila massacri brutali, persecuzioni, stupri e violenze hanno devastato la popolazione. A questo si sono aggiunte, per i rifugiati, la fame dovuta alla carestia nel nord Darfur e un'epidemia di colera causata dalle alluvioni. Milioni di sfollati, di cui il 78% sono donne e bambini, sono accolti nei campi allestiti in Ciad, Etiopia, Eritrea, Darfur, Sud Sudan e Repubblica Centroafricana, ma versano in condizioni disastrose. L'appello dell'UNHCR è pressante: "Non c'è più tempo da perdere." Il piano globale delle Nazioni Unite chiede un intervento internazionale pari a 6 miliardi di dollari per offrire aiuto e protezione, c'è bisogno di acqua, alloggi, medicine, cibo, servizi sanitari. I Paesi vicini ricorda l'UNHCR hanno dato prova di grande solidarietà, ma le loro risorse sono limitate. Senza un aiuto globale, milioni di vite sono a rischio. Quanto agli attori regionali negli anni hanno appoggiato ora l'una ora l'altra fazione senza approdare mai a una reale soluzione. Pesano anche gli scenari internazionali quanto mai incerti. Trump non ha nascosto la sua avversità al coinvolgimento in interventi umanitari, ha recentemente sospeso buona parte dei fondi internazionali erogati da USAID, l'agenzia federale americana per lo sviluppo internazionale. Tutto questo pone un enorme punto interrogativo sul futuro dell'azione globale nella crisi sudanese. .