"America The Beautiful" canta Post Malone prima del fischio d'inizio del 58esimo Super Bowl. Bellissima si, ma così ricca di contraddizioni. E alla finale NFL, oltre lo sport, c'è di più, c'è lo spettacolo e c'è l'anima. In una parola: pubblicità. Le più costose, le più viste, le più ambite dell'anno. Obiettivo: diffondere un messaggio a più persone possibili, in un tempo limitato, ma efficace. In un anno di elezioni, o meglio rielezioni, la possibilità di vedere spot ad alto contenuto politico, era molto concreta. Di sfacciatamente elettorale, l'unica pubblicità, è di Robert Kennedy Junior. Joe Biden dopo aver declinato per il secondo anno consecutivo la tradizionale intervista prepartita, dai profili social parla di sacchetti di patatine più leggeri e di confezioni di gelato meno abbondanti. Entra nelle case degli americani e denuncia la shrinkflation, ovvero, stesso prezzo ma meno prodotto. Alla denuncia aggiunge la promessa: bloccherò questo fenomeno. No, non è un film: è la Bidenomics. I temi raccontati dagli spot del Superbowl partono da qui: dal cibo e dalla necessità di comprare, sempre, alimentando l'economia americana. Ma c'è anche l'antisemitismo, e un'economia più verde: meno auto e praticamente tutte elettriche. Al centro attori e celebrities. C'è la reunion di Friends, con Jennifer Aniston, che non ha idea di chi sia David Shimmer/Ross, c'è il ritorno, ma non sul campo, del campione NFL Tom Brady, in due spot. Ci sono Danny De Vito e Arnold Schwarzenegger, che tornano insieme dopo tanti successi al cinema. E c'è anche Beyoncé: nello spot di una compagnia telefonica americana annuncia il suo nuovo album in arrivo il 29 marzo in veste di Bar-Bey, parodia di Barbie, nel ruolo di BeyoncAi, versione intelligenza artificiale e BOTUS, ovvero presidente degli Stati Uniti. La conferma arriverà dai dati di vendita e download, ma Beyoncé ha già vinto, oscurando il performer del Super Bowl, certo. Ma non Taylor Swift, la più fotografata nella notte della NFL e che, secondo Trump, non potrà mai votare per Joe Biden. Ma soprattutto non essere leale verso chi, come il tycoon, ha approvato una legge appositamente per lei ed altri musicisti, che le ha permesso di guadagnare. E molto. La conferma, o smentita, di Taylor è solo una questione di tempo.