La seconda donna premier è il capo di governo più giovane in assoluto, ha 41 anni. Mette Frederiksen si appresta a guidare la Danimarca dopo che il suo partito socialdemocratico ha vinto le elezioni, ottenendo, con la sua coalizione di centrosinistra, la maggioranza assoluta dei seggi e surclassando i Liberali di centrodestra del Premier uscente Rasmussen. Dietro la vittoria dei Socialdemocratici c'è una strana alchimia di ricette per i tre grandi temi su cui si è concentrata la campagna elettorale. Posizioni ambientaliste sulla lotta al cambiamento climatico, considerato da larga parte dei danesi come una delle priorità assolute, e programma di sinistra per quanto riguarda il sociale, con uno stop ai tagli al welfare e una ripresa degli investimenti in sanità e istruzione. Sui migranti, invece, continuità assoluta con le rigide politiche del Governo uscente di centrodestra, dal divieto di burqa in pubblico ai limiti al diritto d'asilo, dal rafforzamento dei rimpatri fino alla confisca dei beni dei migranti per finanziarne il mantenimento. E' stata forse proprio questa continuità a drenare i consensi tra gli elettori più conservatori. E' un fatto che il voto ha segnato il peggior risultato degli ultimi vent'anni per la destra estrema del Partito del Popolo, che da anni influenzava i vari Governi di minoranza spostando il paese su posizioni sempre più rigide riguardo all'immigrazione. Un voto che sposta qualche equilibrio anche in Europa rafforzando la componente socialista all'interno del Consiglio europeo, anche dopo l'esito delle elezioni in Finlandia, ma soprattutto che segna un punto a favore di Margrethe Vestager, la Commissaria danese oggi in pole position per la corsa alla successione di Jean Claude Juncker.