Tra la Casa Bianca e Pyongyang, in una guerra di nervi, di tensioni, provocazioni e di sanzioni, ecco la Cina. Per molti analisti resta infatti il dragone cinese, alleato principale della Corea del Nord, la chiave di tutto, l’unico Paese che può riportare alla ragione Kim. Ma al tempo stesso, proprio la Cina, invita ora il presidente statunitense Trump alla prudenza, e a smorzare i toni per evitare un’ulteriore escalation. Da Washington, Trump aveva lanciato un nuovo messaggio a Pyongyang: “il nostro arsenale nucleare è ora più forte e più potente che mai”, ha detto il presidente statunitense, che poi ha aggiunto “speriamo di non doverlo mai utilizzare”. Dopo aver minacciato fuoco e fiamme, che secondo il New York Times sarebbe stata una minaccia del tutto improvvisata, e che avrebbe colto totalmente di sorpresa i suoi più stretti collaboratori, Trump scruta nuovamente l’orizzonte. Ma Pyongyang ha fatto sapere di valutare un piano per bombardare la base americana di Guam, nel cuore del Pacifico. E così, la tensione resta altissima. Gli 007 americani sono sicuri: la Corea del Nord è riuscita a produrre con successo una testata nucleare che potrebbe essere caricata su uno dei suoi missili intercontinentali. Ormai, secondo varie fonti di intelligence sparse nello scacchiere asiatico, il programma nucleare nordcoreano è entrato in uno stadio finale. Il Capo del Consiglio per la sicurezza nazionale americano, McMaster, aveva parlato chiaramente di guerra preventiva, facendo capire che tutte le opzioni per contrastare i piani nucleari di Kim sono sulla scrivania dello Studio Ovale, compresa quella militare. L’Amministrazione Trump resta però in queste ore divisa sull’approccio da adottare: “stiamo lavorando ad una soluzione diplomatica per risolvere la crisi”, afferma il Capo del Pentagono James Mattis, aggiungendo però che Pyongyang perderebbe qualunque conflitto se venisse iniziato.