Si moltiplicano i fronti aperti verso Occidente per la Cina, ai ferri corti non solo con gli Stati Uniti, ma anche con Regno Unito e Francia. Parigi infatti ha condannato duramente, tramite il suo Ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, l'operato di Pechino nella regione dello Xinjiang, dove starebbe avvenendo una sorta di rieducazione di massa della minoranza musulmana e turcofona degli uiguri e chiede l'invio di osservatori indipendenti sui diritti umani nella regione. Secca la risposta del Ministero degli Esteri cinese: i problemi dello Xinjiang non riguardano i diritti umani, la religione o etnia, ma il terrorismo violento e il separatismo. Anche lo scontro con gli Stati Uniti si va acuendo. Gli Usa hanno chiesto di chiudere entro il 24 luglio il Consolato generale cinese agli Houston, una decisione presa dopo che un incendio è scoppiato nel cortile dell'edificio. Secondo fonti di polizia, i funzionari cinesi avrebbero bruciato documenti e altro materiale dopo aver ricevuto l'ordine di chiudere la sede. Come ritorsione da parte cinese si paventa la chiusura del Consolato americano Wuhan. La Cina ha anche sollecitato i propri connazionali che studiano gli Stati Uniti a stare in guardia a causa di interrogatori e detenzioni arbitrarie. Sempre nelle ultime ore l'Impero del dragone ha esortato il Regno Unito a smettere di interferire su Hong Kong, questo dopo la decisione di Londra di sospendere il suo trattato di estradizione con Hong Kong ed imporre l'embargo alla vendita di armi. Intanto nella capitale inglese si è da poco conclusa la visita del Segretario di stato americano Mike Pompeo, che ha esortato la Gran Bretagna a unirsi a una vasta alleanza contro la Cina, partendo dalla questione 5G.