Mentre i resti del pallone misterioso vengono recuperati dalle acque a largo della Carolina del Sud, dove un missile americano lo ha fatto precipitare sabato scorso, viene da chiedersi perché stavolta gli Stati Uniti abbiano fatto scoppiare, oltre al suddetto, anche il caso diplomatico. Che tutti spiino tutti è da decenni il segreto di Pulcinella. Satelliti, velivoli ad alta quota e droni raccolgono fotografie di infrastrutture militari e non solo, ai quattro angoli del mondo. Non era neanche la prima volta, dice il Pentagono, che mezzi cinesi andavano a zonzo sui cieli americani, ma a volte non venivano tracciati, a volte non erano considerati pericolosi. Questo pallone grande in realtà come un jet è stato invece visto sulle Isole Aleutine in Alaska, ha galleggiato sopra i silos dei missili nucleari nel Montana, poi ha attraversato indisturbato tutti gli Stati Uniti prima di essere abbattuto sull'Atlantico. L'analisi dei detriti raccolti dirà che era un mezzo di spionaggio e non una sonda meteorologica finita semplicemente fuori rotta, come continua a sostenere Pechino. Ma allora perché usare un mezzo così old fashion rischiando la crisi diplomatica a pochi giorni dalla visita in Cina del Segretario di Stato americano, annullata infatti proprio per questo? L'incidente non ha certo migliorato i rapporti tra le due superpotenze, ha ammesso il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale. Una settimana fa la difesa americana si era affrettata a sminuire come personale una nota inviata ai suoi soldati da un generale di alto grado che prevedeva un conflitto con la Cina in un paio d'anni, probabilmente originato dalla contesa su Taiwan. Oggi i cinesi parlano di risposta spropositata e minacciano adeguate ritorsioni, mentre il Pentagono ribatte che i mezzi americani non entrano nello spazio aereo altrui. I rischi per l'America, da Mosca a Pechino, potrebbero diventare, martedì notte, uno dei punti sui quali il Presidente degli Stati Uniti spingerà il suo discorso sullo stato dell'unione, in vista del lancio di una campagna per la rielezione che non tutti, neanche nel suo partito, vedrebbero oggi con favore.