Riportare a casa gli stranieri presenti nel Paese e un immediato cessate il fuoco. È al lavoro l'Unione Europea per coordinare una possibile evacuazione, appena sarà possibile, dei cittadini europei dal Sudan, mentre un aereo delle forze giapponesi è partito alla volta di Gibuti, ed è a lavoro anche Washington per organizzare l'evacuazione, resa impossibile finora, per il mancato cessate il fuoco nel Paese. Nonostante gli impegni presi neanche nel giorno della fine del Ramadan. Tregua immediata che viene auspicata da più parti, da Spagna e Germania, che sperano in colloqui che possano mettere fine alla guerriglia tra l'esercito regolare di Al Buran e i paramilitari delle forze di sostegno rapido del generale Dagalo. Combattimenti che intanto vanno avanti. La capitale Karthoum si è svegliata avvolta dal fumo dei bombardamenti, chi può cerca di scappare dagli scontri scoppiati quasi una settimana fa. Nel Paese precipitato nel caos manca tutto, acqua, corrente elettrica, cibo e beni di prima necessità. Nelle parole di Momen Almakki, il giornalista locale, il dramma che stanno vivendo migliaia di persone bloccate nel Paese, chiuse in casa da due giorni non finire vittime di una guerriglia che non si fermerà presto. Sono oltre 600 le vittime, ha fatto sapere il Ministro della Sanità sudanese, tra loro anche un operatore dell'Onu e un cittadino americano, più di 3500 i feriti.