L'assenza di notizie dirette sui danni e sulle vittime nel nord-ovest della Siria non permette un quadro chiaro per i soccorsi. A lanciare l'allarme sulla miscela esplosiva tra i danni del terremoto e crisi postbellica, in particolare nel distretto di Aleppo, dove si concentra la maggiore incidenza di vittime siriane, è l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Tante le scosse di assestamento che hanno fatto crollare i palazzi anche dopo la prima, questa è Aleppo. A Latakia il contingente russo lavora tra le macerie, ma ora Mosca dovrà decidere se aprire ai soccorsi internazionali. Solo lo scorso luglio si è opposta con veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, all'ingresso nella Siria nord occidentale di aiuti umanitari postbellici, come previsto dalla risoluzione 2585, che doveva aprire i valichi tra Turchia e Siria. Sono migliaia le vittime del terremoto, numeri diffusi da Damasco senza certezza sui danni nei territori cosiddetti ribelli. Ancora una volta tra le macerie i White Helmets, protagonisti dei salvataggi sotto le bombe della guerra civile, scavano tra i resti dei palazzi a Jindires, hanno salvato un bimbo. Ma le immagini che arrivano dai droni restituiscono uno scenario di distruzione che riporta indietro nel tempo, meno di dieci anni fa la battaglia di Aleppo, la città ribelle al regime di Assad, piegata a suon di bombe è soprannominata la Stalingrado siriana. Allora in quella guerra civile hanno perso la vita oltre 31.000 persone lasciando la città totalmente rasa al suolo. Ora il sisma ha sgretolato le case, ha colpito i più fragili, vecchi e bambini, quanti erano sopravvissuti alla guerra.