"La Francia, essa stessa colpita dal terrorismo, comprende l'assoluta necessità di giustizia per le vittime". Con queste parole l'Eliseo chiude il dossier "ombre rosse" e decide di fermare e trasmettere alla giustizia italiana 7 ex terroristi rossi rifugiatisi in Francia dopo gli "anni di piombo". Si tratta di Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Giorgio Pietrostefani, Sergio Tornaghi e Narciso Manenti. Sono brigatisti rossi, appartamenti a Lotta Continua o ai Nuclei Armati Contropotere Territoriale. Tutti condannati in Italia per atti di terrorismo commessi negli anni 70 e 80. Omicidi di giudici e di appartenenti alle forze di polizia, sequestri di esponenti politici, uccisione di dirigenti d'azienda. Una lunga scia di sangue che a quattro di loro è valsa la condanna all'ergastolo. Un'operazione complessa, preparata da settimane e realizzata in cooperazione dagli ufficiali di collegamento della polizia italiana a Parigi, che hanno operato in stretto contatto con la direzione antiterrorismo francese. "É il risultato di un'attività sul piano della cooperazione giudiziaria e su quella internazionale di polizia, che ha consentito di raggiungere questo importante risultato, che è un risultato del Sistema Paese". Dietro le quinte un importante lavoro bilaterale. Il 9 aprile scorso, la Ministra della Giustizia italiana incontra il suo omologo francese, chiede ufficialmente la consegna dei terroristi, per alcuni dei quali tra l'altro scatterebbe a breve la prescrizione della pena. Poi un contatto telefonico tra il premier italiano e il presidente francese, con Mario Draghi che conferma l'importanza della questione per il Governo italiano. Quindi, a stretto giro, la decisione di Macron, che risolve così la questione, come Italia chiede da anni. I sette arrestati, nelle prossime 48 ore, compariranno davanti alla Corte d'Appello di Parigi, poi un giudice dovrà pronunciarsi sul prolungamento della loro detenzione o sulla libertà condizionata. Tutto questo in attesa dell'esame, da parte della stessa corte, delle richieste di estradizione per ognuno di loro, da parte dell'Italia.