Benjamin Netanyahu vola da Donald Trump. Da questa missione dipenderà la tenuta della tregua a Gaza e la conseguente stabilizzazione di tutta l'area. Si parlerà del cessate il fuoco e anche di lotta contro l'asse iraniano, fino alla normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita. La visita coincide con la ripresa dei negoziati tra i mediatori di Israele e Hamas sulla seconda fase del fragile cessate il fuoco a Gaza, in vigore da poco più di due settimane, che dovrebbe consentire la liberazione degli ultimi ostaggi detenuti dal movimento islamista palestinese e l'inizio della ricostruzione. Secondo i termini dell'accordo e colloqui sulla fase successiva dovevano essere già iniziati, ma Israele, che ha un governo diviso sull'opportunità di andare avanti, non ha fornito dettagli sulla squadra dei negoziatori ed ha fatto sapere che la sede dei colloqui sarà Washington e non il Qatar o l'Egitto, dove Hamas invierà una delegazione questa settimana. La soluzione proposta dal presidente americano è che oltre due milioni di palestinesi lascino Gaza per essere trasferiti in luoghi più sicuri, come l'Egitto o la Giordania. Una soluzione osteggiata con forza dai paesi arabi mentre le Nazioni Unite hanno replicato alle dichiarazioni ricordando a Trump che lo spostamento forzato di civili può costituire un crimine di guerra e contro l'umanità. Nonostante le difficoltà, il premier israeliano è ottimista. Ridisegneremo ancora di più la mappa del Medio Oriente, dice. In agenda per lui, oltre al presidente, incontri con tra gli altri, il segretario della difesa americano e i leader del congresso. Prima dell'incontro di martedì, i due leader guarderanno un documentario sul massacro del 7 ottobre. .