"La notte più lunga". Così canta la folla che sostiene le famiglie degli ostaggi a Tel Aviv, in attesa della risposta alla proposta di cessate il fuoco da parte di Hamas, che se pure ha fatto sapere tramite differenti canali di guardare con favore la bozza circolata a Doha durante un giro di trattative diplomatiche ad altissimo livello tra le parti ed i mediatori, ancora non ha ufficialmente dato un parere definitivo. Hamas, dice il gruppo palestinese, starebbe aspettando una mappa, da parte israeliana, con informazioni definitive in merito al ritiro dell'esercito di Israele dalla striscia di Gaza. Un ritiro graduale nel corso di tre fasi di cessate il fuoco, ognuna di 42 giorni. Durante la prima fase 33 ostaggi potrebbero essere rilasciati, a cambio di 30 detenuti palestinesi per ogni minore di 19 anni e ogni anziano malato. 50 invece i palestinesi che rivedrebbero la libertà a cambio di ogni donna arruolata nell'esercito e sequestrata il 7 di ottobre. Al sedicesimo giorno di calma dovrebbero poi iniziare le trattative per definire gli scambi di uomini e soldati israeliani a cambio di detenuti palestinesi accusati di terrorismo da Israele e un definitivo cessate il fuoco su cui al momento non ci sono ancora garanzie di successo. La struttura del cessate il fuoco è fondamentalmente simile alle proposte rigettate lo scorso maggio e poi a luglio. Quello che è cambiato è la pressione da parte della futura Amministrazione Trump, che gode di una corsia privilegiata nei colloqui con Netanyahu rispetto a Joe Biden. Mentre la destra ultranazionalista di Ben-Gvir ha fatto sapere di essere contraria all'accordo, quella che fa riferimento al Ministro delle Finanze Smotrich potrebbe invece appoggiare Netanyahu a cambio di rassicurazioni sul rafforzamento della presenza israeliana nei territori palestinesi in Cisgiordania, stando a quanto riportato dal canale 12 della televisione israeliana. Intanto dentro Gaza continuano i bombardamenti, con decine di vittime ancora oggi tra la popolazione civile.