Due dinastie, due Paesi, un'unica relazione speciale, i Windsor da un lato con il loro Regno disunito dalla Brexit ma ancora vivo e antico di secoli, i Trump dall'altro lato, con l'impero economico mediatico fresco di costruzione e quello statunitense vinto alle elezioni. Buckingham Palace e Londra reale come palcoscenico. Elisabetta II accoglie il Presidente in visita di Stato, solo il terzo inquilino della Casa Bianca a cui nel suo lunghissimo regno abbia concesso questo onore. Colpi di cannone ed inni nazionali, la corona di fiori deposta sulla tomba del Milite ignoto e il tè offerto dall'erede al trono, soprattutto la cena di gala, 170 ospiti attentamente selezionati a magnificare i rapporti bilaterali tra i due Paesi. “Sta andando molto bene, la regina e la famiglia reale sono state fantastiche”, aveva twittato il Presidente nel tardo pomeriggio, “le nostre relazioni sono molto forti,” le sue parole. Ma alcune assenze si fanno notare, perché a Buckingham Palace non ci sono, o meglio hanno declinato l'invito sia il leader dell'opposizione laburista e liberal democratica sia lo speaker della Camera, Jeremy Corbyn addirittura parteciperà alle manifestazioni anti-Trump, mentre Westminster ha rifiutato al Presidente degli stati Uniti l'onore di parlare nella culla della democrazia. In piazza sono attese 250 mila persone, Trump che definisce le proteste fake news, ma il grosso è previsto nelle prossime ore, ha infiammato gli animi insultando il sindaco della capitale quando era ancora in volo, “è un emerito perdente”. Solo l'ultima delle tante entrata a gamba tesa nella politica britannica da cui si è fatto precedere, tra il sostegno a Boris Johnson come prossimo premier all'invito ad usare Nigel Farage come negoziatore su una Brexit che, dice lui, può essere no dile senza problemi. Sempre via Twitter ribadisce “un grande accordo commerciale è possibile appena il Regno Unito si sarà liberato dai ceppi” dell'Europa unita si legge tra le righe. Posizioni che non piacciono neanche a tutti i suoi sostenitori, come Sharon, che ci dice lo stimo molto come Presidente ed è felice di averlo qui, ma se non parlasse di politica locale sarebbe meglio. Mentre Auriel non ha dubbi, “un errore invitarlo, non condivide nessuno dei nostri valori, ma la colpa non è della regina è di Theresa May”, sottolinea, quella Mei che ora con lui dovrà parlare del futuro rapporto commerciale e di Huawei, di Iran e di Brexit, quando mancano solo 4 giorni alle sue dimissioni.