L'annuncio ufficiale dovrebbe arrivare oggi: gli Stati Uniti si ritireranno dal trattato Opens Skies, cieli aperti, firmato nel 1992 con la Russia e altri ex stati dell'Unione Sovietica diventati indipendenti ed entrato in vigore nel 2002. L'accordo prevedeva la possibilità di effettuare voli di ricognizione con breve preavviso per controllare eventuali attività militari della controparte. Uno sforzo ed un impegno di trasparenze importante per evitare che malintesi e incomprensioni diventino conflitti armati. Secondo Washington la Russia lo avrebbe violato, ma in realtà questo ennesimo strappo di Trump nasconderebbe molto di più. Il piatto forte dell'impianto anti proliferazione post guerra fredda è infatti il trattato New Start che limita gli arsenali balistici di Russia e Stati Uniti e arriva a scadenza poco dopo le elezioni americane del prossimo novembre e se sarà ancora alla Casa Bianca, Trump sarebbe pronto a rivedere anche in quel caso la partecipazione americana con uno scopo ben preciso: rinegoziare le regole internazionali, obbligando anche la Cina a partecipare. Fra dazi coronavirus è ormai evidente che la nuova guerra fredda guarda infatti sempre più ad est e le tensioni con Pechino sono diventate quotidiane durante la pandemia, con un presidente americano che ieri è tornato a puntare il dito contro la Cina per la diffusione del coronavirus nel mondo, sostenendo che a Pechino farebbero il tifo per Joe Biden guardando a novembre. Solo fango, controbattono i cinesi, secondo cui Trump sta cercando di deviare l'attenzione rispetto alla maldestra gestione dell'epidemia negli Stati Uniti. In tema di ritardi ed errori fa discutere in queste ore uno studio pubblicato ieri dalla Columbia University, secondo cui se il Governo avesse ordinato il distanziamento sociale appena una settimana prima di quanto fatto, ora ci sarebbero 36000 morti in meno. Il Presidente bolla la ricerca come politicizzata, ma d'altronde cosa non è politico in un anno elettorale? Ormai lo sono diventate perfino le mascherine che Trump continua a rifiutare di indossare anche quando si ritrova in situazioni e contesti dove sono obbligatori per legge, come ieri, quando ha visitato la fabbrica della Ford in Michigan che ha riconvertito parte della produzione per fabbricare respiratori.