Prima di oggi non abbiano mai avuto un Presidente che chiamasse i giornalisti nemici del popolo. Penso che Trump abbia superato il limite. Sono stato spesso accusato di andare al di là del mio ruolo di reporter, ma vi ricordo che ad esempio, se guardiamo la campagna elettorale 2016, è stato Trump a definire la stampa disgustosa e disonesta. Poi da quando è diventato Presidente, ha iniziato chiamarci fake news, nemici del popolo. È lui che ci ha messo in questa posizione, che ci ha reso parte della notizia, perché funziona con la sua base. Credo che noi della stampa abbiamo una decisione da prendere, che risponde a questa domanda: cosa dobbiamo fare? Mettiamo la testa nella sabbia? Ci lasciamo bullizzare ogni giorno, senza dire niente o alziamo la testa per noi stessi, per la verità? La gente che ci vede in TV tende spesso a dimenticarsi che oltre ad essere giornalisti siamo anche esseri umani e lei è entrato in conflitto con il Presidente degli Stati Uniti, non deve essere stato semplice. Può spiegarci come ha vissuto tutto questo dal punto di vista personale? Come scritto nel libro è stato molto stressante. A volte ho ricevuto minacce di morte anche sui social come si ricorderà, in un'occasione è stato mandato un pacco bomba alla Cnn. Guarda ce li abbiamo proprio qui, Vedi succede anche adesso, durante questa intervista. La persona che aveva mandato il pacco bomba alla Cnn mi aveva minacciato su Twitter, ho capito che era lui solo dopo che lo hanno arrestato. In un'altra occasione, quando ho vinto la battaglia legale e mi hanno ridato l'accredito stampa qualcuno ha scritto "uccidete Jim Acosta". A quel punto mi hanno assegnato una scorta per alcuni giorni. Mi sono ritrovato ad esempio a giocare a football nel giardino con mio figlio con una guardia del corpo d'armata a pochi metri da noi. Non credo sia questo il tipo di Paese in cui vogliamo far crescere i nostri figli.