È vero che quello di Hamas è stato da subito un sì condizionato, ma ancor prima di iniziare a trattare sul piano Trump per la fine delle ostilità a Gaza, le richieste del gruppo terroristico non sembrano andare verso la direzione di un compromesso. Secondo il canale saudita a al-Sharqiya sat, Hamas, infatti, potrebbe chiedere un cessate il fuoco completo durante i negoziati, il ritiro dell'esercito israeliano nelle posizioni in cui si trovava durante l'attuazione del precedente accordo raggiunto lo scorso gennaio, ossia fuori dalle aree popolate, e la sospensione di caccia e droni per 10 ore al giorno e 12 ore nei giorni in cui verranno rilasciati gli ostaggi. Non solo, il gruppo islamista vorrebbe che la scarcerazione di un numero ancora da definire di prigionieri palestinesi avvenga subito. Richieste che differiscono da quelle di Israele, che, come ha ribadito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, non porterà avanti colloqui se per prima cosa Hamas non libererà tutti gli ostaggi. Occhi puntati su Sharm el-Sheikh nel Sinai egiziano per la ripresa dei negoziati indiretti. La delegazione israeliana è guidata dal Ministro degli Affari strategici Ron Dermer, mentre quella di Hamas da Khalil al-Hayya figura di spicco dell'organizzazione scampato al tentato assassinio per mano di Israele lo scorso 09 settembre a Doha in Qatar. Nonostante molti punti di divergenza tra le parti, il mondo arabo preme su Hamas affinché raggiunga un'intesa con Israele, così come lo Stato ebraico, punta a celebrare il secondo anniversario del massacro del 07 ottobre 2023 con il tanto atteso ritorno degli ostaggi. Ma se così non dovesse essere, se lo sforzo diplomatico dovesse fallire, Israele, come ha detto il capo di stato maggiore dell'esercito israeliano Eyal Zamir, è pronto ad un'azione militare decisa contro Hamas. .























