L'uragano Helen, lo sciopero dei portuali, il conflitto in Medio Oriente. A un mese dal voto i repubblicani sfruttano l'attualità per dare addosso all'Amministrazione. Stavolta però Trump ha parlato al cuore dei suoi supporter più che alla loro testa. Butler, Pennsylvania, qui Trump è miracolosamente scampato al primo attentato contro di lui. Un evento che sembrava capace di segnare la campagna elettorale, ma che poi ha addirittura rischiato di finire nell'oblio. Trump ha ravvivato il ricordo del popolo MAGA tornando sul luogo del delitto, con l'aria sprezzante di chi ha sconfitto il destino. La musica, il silenzio, i rintocchi di Campana, tutto serve allo stesso scopo. Ci sono anche i famigliari di Comperatore, l'uomo che perse la vita nell'attentato. I contenuti possono aspettare. Stavolta si tratta di pura liturgia trumpiana, a ufficiare anche Elon Mask, fan numero uno e ideologo dilettante dell'ex presidente. Kamala Harris intanto vola in North Carolina, Stato colpito dall'uragano Helen, certo, ma anche Stato incerto e dunque in ballo alle prossime presidenziali. Per vincere, i democratici puntano su un'organizzazione territoriale capillare e sulla valanga di soldi spesi in spot elettorali. Basterà? Impossibile dirlo. Quest'anno si vince o si perde per un soffio. Siamo gli sfidanti, giurano i democratici. Sanno bene che per mobilitare l'elettorato bisogna convincerlo che nulla è perduto, ma anche che nulla è scontato.