Lo chiamano “Prediction Professor”, come fosse un po’ scienziato e un po’ profeta. È Allan Lichtman, docente all’American University di Washington. Il suo metodo “Keys to the White House” (chiavi per la Casa Bianca) gli ha permesso di indovinare in anticipo il candidato vincente delle presidenziali dal 1984 a oggi, senza sbagliare un colpo. Dopo aver pronosticato la vittoria di Trump, ora Lichtman si spinge oltre: “Il Presidente sarà incriminato”, dice in tv. È il professore stesso, però, ad ammettere che stavolta la previsione si basa sull’esperienza e sull’intuito, non su un metodo strutturato come quello delle 13 domande chiuse, metodo che lo ha reso una celebrità nei talk politici statunitensi. Un sistema apparentemente infallibile, quello di Lichtman, ma probabilmente non l’unico efficace. Se andiamo a ripescare le previsioni basate sui principali modelli scientifici utilizzati dagli analisti statunitensi, infatti, ne troviamo almeno tre che hanno predetto una vittoria di Trump. Questi modelli annunciavano, per il candidato repubblicano, un risultato oscillante tra il 51 e il 56 per cento del voto popolare. Hanno azzeccato il vincitore finale, dunque, anche se – come sappiamo – la vittoria nel voto popolare, dunque nel numero complessivo dei consensi, a prescindere dalla loro distribuzione negli Stati, è andata, in realtà, a Hillary Clinton. La situazione, già complicata, si complica ulteriormente. Se vogliamo farla facile, possiamo notare – come hanno fatto molti esperti – che dal ’52 ad oggi solo in un caso, con Reagan e Bush padre, il partito al potere è riuscito a conservare la Casa Bianca per più di due mandati. Semplice voglia di cambiamento? Forse. Fatto è che il tracollo dei sondaggi ha aperto la strada a profeti veri e falsi, spesso ricoperti da una patina soprannaturale. Michael Moore il 24 luglio aveva predetto sull’Huffington Post la vittoria di Donald Trump, cogliendo l’occasione per definirlo un “miserabile ignorante pericoloso pagliaccio part time e sociopatico a tempo pieno”. E poi i Simpson e l’ormai celeberrima puntata “Bart to the Future”, che nel 2000 ipotizzava una presidenza Trump. Volendo, ci sarebbe anche la scimmia cinese ribattezzata “regina dei profeti” che pochi giorni prima del voto ha emesso il suo verdetto abbracciando una sagoma di cartone con le fattezze di Trump. A beneficio di millenaristi, catastrofisti e complottisti, categorie che spesso si assommano in un’unica persona, vale la pena ricordare altre profezie, non tanto quella di Nostradamus (una bufala via web come tante), quanto quella di Baba Vanga. La mistica bulgara, cieca a causa di un incidente, aveva indicato Obama come ultimo Presidente. Il mandato di Trump, dunque, finirebbe prima di iniziare, prima del giuramento a gennaio. Secondo il Mirror, Baba Vanga ci azzecca nell’85 per cento dei casi.