Se il suo discorso di insediamento del 20 gennaio rimarrà nella storia come il discorso della carneficina americana, quello programmatico pronunciato ieri sera di fronte al Congresso sarà invece ricordato come il discorso delle aspirazioni che devono vincere sulla paura. Donald Trump ha cambiato toni, aggressività e modi. Eppure, restando fedele nei contenuti, ha introdotto delle aperture inedite. Sì, ha ribadito che il muro al confine con il Messico si farà; sì, ha confermato la sua determinazione a chiudere le porte a quei Paesi dove prolifera il radicalismo islamico. Fra l’altro, notizia delle ultime ore, l’Iraq non farà più parte del nuovo bando, ma ha anche riconosciuto che esiste un’immigrazione positiva che lui vuole continuare ad attrarre. Sì, ha ribadito che le spese militari saranno aumentate e che gli alleati devono fare di più, ma ha anche sottolineato che il suo obiettivo è la pace e non il conflitto. Sì, ha continuato la sua crociata contro l’Obama Care, ma ha anche precisato che la salute resta un diritto da garantire abbattendo i costi dei farmaci e delle assicurazioni mediche. Sui temi economici la linea resta immutata. Il Presidente ha annunciato un piano delle infrastrutture da un trilione di dollari, una riforma fiscale che porterà a tagliare le tasse e a nuovi dazi per tutelare le imprese americane, pur non specificando, accusano i democratici, con quali soldi intende realizzare tutti i suoi progetti. Ma quello che colpisce di più è l’abbandono di toni divisivi e i reiterati appelli all’unità, con una forte condanna iniziale anche agli episodi di antisemitismo e di razzismo che sono emersi nelle ultime settimane. Non solo: il suo applauso e quello della platea è andato più volte alle straordinarie persone comuni da lui invitate ad assistere al discorso, dalla ragazza disabile sopravvissuta grazie agli sforzi del padre e a una ricerca medica, passando per alcuni familiari di vittime della violenza di immigrati illegali, fino al lunghissimo e commosso tributo alla vedova del marine William Ryan Owens, ucciso alcuni giorni fa, in un’operazione nello Yemen. In quegli applausi e nelle lacrime delle persone omaggiate, l’America ha visto definitivamente accantonare il candidato provocatore divisivo e ha visto emergere il Presidente.