48 anni, magistrato della Corte d'appello di Chicago, Amy Coney Barrett è di casa alla Corte Suprema. Conservatrice, antiabortista ma soprattutto ex assistente del defunto giudice della Corte Suprema Antonin Scalia. Trump l'ha scelta, salvo colpi di scena dell'ultim'ora, a nuovo giudice dell'alta Corte, una donna a sostituirne un'altra, ma dal profilo mai così lontano. La Barret è molto apprezzata dai senatori conservatori per le sue battaglie contro l'aborto. Sostituisce la Ginsbourg, guerriera dei diritti delle donne, icona dei diritti civili, unica giudice donna ad aver avuto l'onore di una Camera ardente a Capitol Hill, è caccia ai voti in Senato per confermare la Barret, un giudice che sposterebbe definitivamente gli equilibri interni della Corte Suprema, a favore dei conservatori. Uno squilibrio destinato a durare a lungo, per via delle nomine a vita e i recenti passaggi di consegne. La nomina di Barrett è in perfetto stile Trump, spariglia il fair play istituzionale americano. Altri sono stati i giudici della Corte Suprema ad esser stati nominati nell'anno delle presidenziali, ma mai dopo luglio. Oggi mancano appena 38 giorni al voto. Quattro anni fa i repubblicani del Senato rifiutarono perfino di prendere in considerazione la nomina del Presidente Barack Obama, per sostituire il giudice Scalia, annunciato 237 giorni prima delle elezioni. Per i consiglieri di Trump la scelta di Barrett entra a pieno titolo nella campagna elettorale e dovrebbe sortire un doppio effetto, da un lato un iniezione di energia per la base repubblicana più conservatrice visti i temi più caldi della campagna elettorale che sono aborto e diritti civili, dall'altro assicurare al tycoon nella formazione dell'ultimo grado della giustizia americana, appunto la Corte Suprema, uno schieramento a lui non sfavorevole, nel caso, non così remoto, di eventuali controversie sulla corsa alle presidenziali.