Il Presidente americano Donald Trump scende in campo direttamente sulle trattative tra russi e ucraini, annuncia colloqui diretti con Putin e Zelensky e con i vertici della NATO nelle prossime ore. I segnali di Mosca, sin qui, agli Stati Uniti sono stati chiari: aiutare Kiev ad accettare il poker di pace russo calato sul tavolo in Turchia. Nulla di scritto ma carte definite inaccettabili da Kiev. Delle richieste russe agli ucraini, a Istanbul, buona parte si sa: ritiro delle truppe ucraine dai 4 oblast del Donetsk, Zaporizhzhia, Kherson e Lugansk, territori parzialmente o del tutto occupati dai russi in cui i soldati di Kiev non mollano; riconoscimento internazionale delle regioni occupate, una su tutte la Crimea; neutralità dell'Ucraina; NATO fuori dall'Ucraina. E soprattutto nessuna forza di interposizione internazionale nel Paese. Condizioni che vanno oltre la bozza americana, assolutamente respinte dagli ucraini che a quel tavolo hanno chiesto un cessate il fuoco incondizionato e un incontro tra Putin e Zelensky. Respinto al mittente dal Cremlino, che per bocca del suo portavoce Dmitri Peskov fa sapere che un incontro tra Putin e Zelensky ci sarà solo a seguito di accordi tra le parti. Il Segretario di Stato americano così corre ai ripari e telefona al suo omologo Sergei Lavrov per assicurarsi che la Russia non faccia passi indietro sui colloqui in Turchia, anche nei fatti. In effetti l'unico accordo sin qui raggiunto è lo scambio di 1.000 prigionieri per parte. Scambio possibile anche già dalla prossima settimana. Intanto il gruppo degli europei, tedeschi, polacchi, francesi e britannici, capeggiati da Macron, si appella a Trump minacciando la Russia di nuove sanzioni, nelle stesse ore in cui lo scontro sul territorio si fa più sanguinoso. 9 civili sono morti, centrati da un attacco russo su un mezzo che stava evacuando dalla linea del fronte di Sumy anziani e fragili. Cristina Boschetti Sky TG 24. .