L'ex Presidente contro il suo vice. L'insurrezionalista contro l'uomo che lo ha fermato. Il passato di chi non si rassegna contro il futuro di chi vuole solo guardare avanti. In Arizona, a poche ore di distanza l'uno dall'altro, si scontrano due visioni del conservatorismo, Donald Trump e Mike Pence. In vista delle primarie repubblicane per la carica di Governatore dello Stato, ognuno appoggia un candidato diverso. Non è la prima volta, successe già in Georgia e vinse quello dell'ex vicepresidente, ma stavolta accade all'indomani delle rivelazioni della Commissione di inchiesta sull' attacco al Campidoglio che ha mostrato che quando Pence certificò l'elezione dell'avversario democratico Biden, Trump cercò di fermarlo scatenandogli contro una folla inferocita. Non si parlano da allora. A novembre ci sono le elezioni di metà mandato e nessuno ha ancora formalizzato la sua corsa alla presidenza per il 2024, questo duello nel deserto potrebbe essere il primo passo. Abbiamo vinto nel 2016 e nel 2020, ripete Trump, potremmo doverlo fare di nuovo. Ovazione dal pubblico e lui rincara, quest'anno ci riprenderemo la Camera e il Senato, nel 2024 ci riprenderemo anche la Casa Bianca. Mirabolanti tagli di tasse, basta migranti e guerre nel mondo, petrolio contro ambientalismo e poi valori religiosi, identità di genere, libertà di parola. Ecco fatto il programma del trumpismo. Pence invece è il repubblicano d'altri tempi sposato e istituzionale. Basta con la storia delle elezioni rubate, dice senza menzionare il suo ex capo, concentriamoci sul futuro e parla di sicurezza da garantire, inflazione da contenere, burocrazia da ridurre, istruzione da migliorare e diritti costituzionali da proteggere. Secondo i sondaggi per il 2024 i giovani più istruiti del partito vorrebbero un candidato diverso da Trump, più dello spavaldo governatore della Florida De Santis. La vera alternativa potrebbe essere lui.























