E' la moschea o quel che ne rimane la prima cosa che notiamo entrando ad Hatay, una delle città più colpite dal terremoto che ha devastato la Turchia, dai minareti rimasti incredibilmente in piedi non si ascolta il canto del muezzin che richiama i fedeli alla preghiera. Se ci fosse sarebbe comunque difficile sentirlo, tutto è sovrastato dal rumore degli elicotteri soprattutto dal suono delle sirene delle ambulanze. Ti entra nelle orecchie, continua e martellante, si fa sentire soprattutto nei quartieri più colpiti della città. Questa è un'area particolarmente colpita, un'area residenziale con diversi condomini che uno vicino all'altro sono con la sabbia a terra. E' qui che continua incessante il lavoro dei soccorritori alla ricerca dei sopravvissuti. Proprio ad Hatay un bambino di 6 anni è stato salvato dopo 52 ore sotto le macerie, un segnale di speranza per tutti, ma la gioia provata dalla madre nel riabbracciarlo è concessa a pochi. Il numero dei morti cresce costantemente e con esso il dolore e la rabbia che hanno il volto fragile di questa donna con il suo presente così pieno di incertezza e un passato cancellato dalla violenza della scossa.