Elon Musk ha sospeso gli account Twitter dei giornalisti che tracciavano i suoi voli accusandoli di aver violato la sua nuova politica sul doxxing, ovvero la pratica che consiste nel cercare e diffondere pubblicamente online informazioni personali e private di un utente. Il social network ha bloccato prima di tutto l'account ElonJet, cui è stato imputato di monitorare in tempo reale gli spostamenti aerei del jet privato del miliardario americano. Quindi altri 25 profili che, nelle ultime settimane, avevano diffuso notizie su di lui. Fra loro ci sono reporter che lavorano per il New York Times, il Washington Post, la CNN ed altre testate. Giornalisti di alto profilo quali Ryan Mac, Drew Harwell, Donie O'Sullivan. E fra coloro che si son visti bannare l'account c'è anche Mastodon, il nuovo social concorrente di Twitter. «Il mio impegno per la libertà di parola si estende anche a non vietare l'account che segue il mio aereo», aveva affermato tempo fa Elon Musk. Questa settimana l'inversione ad U, netta, causata pare dal fatto che l'auto con a bordo suo figlio sarebbe stata seguita da uno stalker. Dal neo proprietario di Twitter non un commento diretto ma un cinguettio, quello sì: «criticarmi tutto il giorno va benissimo, ma doxxare la mia posizione in tempo reale e mettere in pericolo la mia famiglia no». Da parte sua annuncia sanzioni, presto, la Commissione Europea che definisce «preoccupanti le notizie sulla sospensione arbitraria di giornalisti su Twitter» e chiede il «rispetto della libertà dei media e dei diritti fondamentali». «La libertà di stampa non può essere attivata e disattivata a piacimento», ha scritto infine sullo stesso social il profilo ufficiale del Ministero degli Esteri tedesco.























