I vertici dell'Unione Europea e il segretario generale della Nato, poi Francia, Germania, Regno Unito, Polonia, Spagna, Olanda, Danimarca e anche l'Italia. A Parigi, quello di lunedì, sarà il pomeriggio caldo con cui il Vecchio Continente risponde a Washington, perché l'Europa non può e non vuole essere estromessa dai primi colloqui di pace tra Russia ed Ucraina. Intanto il Segretario di Stato americano Marco Rubio, guida una prima missione a Riyad per incontrare i delegati russi, insieme al Consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz e all'inviato di Donald Trump per il Medio Oriente Steve Witkoff. Incontri anticipati sia con i contatti telefonici tra Trump e Vladimir Putin, ma anche con quelli più recenti tra lo stesso Rubio e il suo omologo russo Sergej Lavrov, che hanno portato all'apertura di credito da parte del Cremlino, con il portavoce Peskov che parla di disponibilità ad accogliere, in ogni momento, il presidente americano. Un invito che estende anche ad ogni leader mondiale che voglia partecipare alle celebrazioni di maggio per gli 80 anni della vittoria russa nella Seconda Guerra Mondiale. Sarà invece l'ex Generale Keith Kellogg, lo stesso che ha detto all'Europa di non lamentarsi per l'esclusione dalle trattative, ma di pensare a come alzare le spese militari, a trattare con Kiev. L'inviato speciale per l'Ucraina ha anche affermato di darsi 180 giorni di tempo per includere tutte le parti ai colloqui. Ma l'Europa, già scottata dal controverso intervento del Vicepresidente americano J.D. Vance alla Conferenza di Monaco, e al suo attacco diretto ai valori fondanti del Vecchio Continente, non intende aspettare. Del resto anche il Presidente Volodymyr Zelenky, che teme accordi fatti alle spalle di Kiev, considera l'Europa parte in causa nel conflitto. Europa, a cui chiede comunque di dotarsi di forze armate comuni e indipendenti da Washington. E intanto lancia un segnale preciso a Trump, bloccando l'accordo sulle terre rare, con la Casa Bianca che pretende il 50% delle risorse ucraine e Zelensky che lega il contratto a maggiori garanzie sul futuro del suo Paese. .