Mar Morto di nome e di fatto. Dall'inizio della guerra per queste acque non si naviga più. I russi hanno bloccato tutte le rotte ed entrambi gli eserciti hanno poi pensato a mettere le mine, unica eccezione l'accordo sul grano, raggiunto grazie all' ONU e alla Turchia a luglio e poi rinnovato, ma a parte quelle poche navi autorizzate a passare il mare davanti a Odessa è deserto. Non una barca solca queste onde, zero pesca, zero trasporti, a parte le rare imbarcazioni militari con funzioni di controllo del corridoio umanitario, la cui efficacia però si è sempre più ridotta come ci spiega Dmytro Barinov il Vice Presidente dell'Autorità Portuale Marina Ucraina. Le conseguenze del rallentamento del corridoio umanitario sono ben note e drammaticamente gravi non solo per l' Ucraina ma soprattutto per i Paesi più poveri. Il blocco navale ha conseguenze gravissime anche sull'economia del Paese e della città, perché l'indotto è totalmente fermo. La speranza è che l'accordo venga prorogato e addirittura esteso ad altri materiali. Ma anche con l'accordo operativo solo 6 dei 18 porti che l'Ucraina originariamente aveva lavorano a implementarlo, gli altri sono distrutti o sotto occupazione, con danni ancora incalcolabili. Quando si parla di accordo sul grano e di corridoi umanitari si scomodano emergenze globali e grandi principi. La realtà vista da Odessa è molto più banale racconta che il blocco del mare porta solo altra povertà ai poveri del mondo e a un Paese già piegato dalla guerra.