La pioggia di fuoco non si ferma in Ucraina. Così come non si ferma la guerra della propaganda. Bakhmut è stata liberata, annunciano i filorussi che da mesi attaccano le difese ucraine qui nel Donbass, per aprire un varco nella città è nel sobborgo di Soledar, epicentro della battaglia. L'annuncio è arrivato dalle forze russe del quartier generale della difesa territoriale dell'auto proclamata Repubblica di Donetsk, ma Kiev smentisce: Bakhmut resiste nonostante tutto, scandisce il Presidente ucraino Zelensky nel suo consueto messaggio notturno alla Nazione. Bakhmut simbolo e snodo cruciale per i rifornimenti militari e per la battaglia mediatica. Nel Paese intanto i combattimento e il frastuono dell'artiglieria pesante non si sono mai fermati neanche durante il bluff della finta pace unilaterale proclamata dal Presidente russo Putin per le festività del Natale Ortodosso. E così sono ripresi i bombardamenti nelle zone più calde del conflitto. Servono mezzi e armi per continuare a resistere all'invasore russo, è l'appello di Kiev. Berlino non esclude l'invio, in futuro, di mezzi Leopard, carri armati da combattimento, che l'Ucraina aspetta da tempo. Stiamo studiando la situazione, ha detto il vice Cancelliere Robert Habeck. Intanto Kiev ha liquidato come una sciocchezza la rivendicazione russa secondo cui un gran numero di soldati ucraini sarebbero stati uccisi ieri in segno di rappresaglia a Kramatorsk. I reporter di varie testate giornalistiche sono andati sul posto per verificare e hanno riferito di aver visto una grande voragine attorno ad una caserma ma senza alcuna vittima. Il Cremlino aveva rivendicato di aver ucciso in un colpo solo 600 soldati ucraini, per vendicare il blitz di Kiev alla caserma di Makiivka la notte di capodanno. Non ce ne sono le prove.