"Non farlo." Tre volte: "Non farlo." Joe Biden rafforza il messaggio parlando pubblicamente ha Vladimir Putin: non usare le armi nucleari, né chimiche affinché la guerra non cambi, ossia non peggiori. Gli Stati Uniti avvertono che in caso contrario la risposta sarebbe proporzionale alle azioni russe. Al summit internazionale di Samarcanda, Putin non trova sostegno negli altri leader. Sempre più solo secondo il portavoce degli Stati Uniti. La Cina anzitutto, Xi Jinping, si espone chiedendo la fine del conflitto, così come Erdogan, primo tra i mediatori. Il Premier Narendra Modi, scolpisce la posizione dell'India: non è il tempo della guerra, ma del cibo, dei fertilizzanti, della sicurezza energetica, ossia tutto ciò che il conflitto non produce. I segnali di disappunto per l'operazione militare speciale che Putin riconferma, si moltiplicano con i fatti. Nella cittadina di Izyum, nella regione liberata di Kharkiv, 450 persone giacciono sotto terra. Mani legate e corde intorno al collo testimoniano torture e morti violente secondo le informazioni diffuse dell'amministrazione locale. La maggior parte sono civili, tra cui dei bambini, mentre i corpi vengono riesumati, il summit è in corso. Un coro internazionale condanna la Russia. L'ONU anticipa che invierà a Izyum un pool di esperti, quelli della procura di Kiev sono già sul posto per raccogliere le prove dei crimini di guerra. Volodymyr Zelensky ricorda la strage di Bucha, comunica che gli investigatori hanno trovato diverse camere di tortura in cui sono stati seviziati civili, tra loro ci sarebbe anche un gruppo di studenti stranieri. Putin dice di volere la fine del conflitto, ma confermando gli obiettivi della guerra, accusa Zelenski di non voler negoziare. I bombardamenti continuano: mine, macerie e vittime sono dappertutto. I soldati ucraini avanzano e comunicano la liberazione di Shchurove. Era un piccolo villaggio turistico nella Regione di Donetsk dove nulla è più come prima.























