Zaporizhzhia, Kherson, Mariupol. Nomi simbolo della guerra, ricorrenti nelle cronache, teatro di crimini di guerra. Kherson: 28 bombardamenti in 24 ore, ad essere colpito anche il centro oncologico cittadino. Zaporizhzhia: sede della più grande centrale nucleare d'Europa, missili per tutta la notte e il pericolo nucleare è imminente, aveva ribadito il Direttore Generale dell'AIEA Rafael Mariano Grossi, ma evidentemente neanche questo è sufficiente per fermarsi. Mariupol: città martire per antonomasia, le immagini raccontano il prima e il dopo. La costruzione da parte dei russi ormai occupanti di un centro militare, il bombardamento e poi la distruzione di un complesso residenziale, il teatro e l'ospedale obiettivi di missili di Mosca durante l'avanzata, ora in ricostruzione. Bombe e crimini. Quotidianità che la diplomazia non riesce a interrompere. Vladimir Putin, a tempo debito, visiterà il Donbass, dicono da Mosca. La Conferenza di Parigi, il 13, servirà solo a raccogliere fondi per l'Ucraina. I colloqui di pace al momento non sono neanche all'orizzonte. Si muove invece l'Occidente per prosciugare i conti del Cremlino. Piace, a Kiev, il tetto al prezzo del petrolio russo deciso da Unione Europea e G7: "L'economia russa sarà distrutta, pagherà e sarà responsabile di tutti i suoi crimini", commenta il Capo dello Stato di Zelensky, Andriy Yermak. Paga lo Stato e pagano gli oligarchi: lo yacht Royal Romance da 200 milioni di dollari di Viktor Medvedchuk, amico di Putin e protagonista a settembre di uno scambio di prigionieri come quello avvenuto ancora poche ore fa, sarà messo all'asta e il ricavato dato agli ucraini.























