Alle prese con il rischio recessione Mario Draghi si prepara a toccare diverse tappe per provare ad esorcizzarlo. Primo appuntamento è fissato martedì a Strasburgo, dove il premier dovrebbe ribadire l'urgenza di un'Europa unita, per sciogliere il nodo gordiano della dipendenza dal gas russo. Se infatti il rubinetto di Putin dovesse chiudersi o il vecchio continente scegliesse la soluzione dell'embargo per strozzare l'economia dello zar o considerasse il pagamento in rubli del gas russo una violazione delle sanzioni occidentali, si aprirebbero scenari economici ora difficili da prevedere. Quel che certo è che l'Italia non può farsi ricattare. "Penso che si possa trovare certamente una soluzione se è un problema di tipo bancario, di compatibilità o incompatibilità rispetto alle sanzioni. Ma anche in questo caso penso che il buon senso possa prevalere, alla luce anche, però questo sì, della strategia dell'autonomia dell'Europa, dell'Unione Europea dal gas russo, se il gas russo viene utilizzato in questi termini, e cioè come strumento di condizionamento e di ricatto". Il 10 maggio Draghi varcherà la soglia dello studio ovale per un faccia a faccia con il presidente americano Joe Biden. E anche in quella sede la guerra in Ucraina, e i suoi risvolti economici, saranno in cima al colloquio. Nel frattempo è slittato la prossima settimana, probabilmente a lunedì, il Consiglio dei Ministri che dovrà varare il decreto energia che dovrebbe mettere sul piatto 6 miliardi circa per sostenere le famiglie, le imprese alle prese con il caro bollette e prorogare il taglio alle accise sui carburanti. Reduce dal velenoso botta e risposta con il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, che chiedeva salari più pesanti in busta paga, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sui rapporti commerciali con Mosca, sposa la linea Draghi. "Il presidente Draghi è stato chiaro. Ha dato una linea del paese, noi siamo con l'Europa, siamo con le sanzioni e quindi noi non pagheremo in rubli. Cioè molto chiara la posizione".























