Ucraina, Erdogan: l'astuto tessitore dell'equidistanza

Non agisce gratuitamente Recep Tayyip Erdogan, grande negoziatore della crisi Ucraina, regista dell'accordo sul grano, instancabile tessitore di colloqui pronto ad un incontro tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin in Turchia, sa che da queste trattative potrebbe ottenere diversi benefici. In primis un nuovo sguardo della comunità internazionale, che nei mesi prebellici lo aveva messo in discussione, per proseguire con la silenziosa ma evidente approvazione di ONU e USA dei suoi bombardamenti contro i curdi nel Nord di Siria ed Iraq, gli stessi curdi che hanno sconfitto l'Isis quando lo Stato islamico era il nemico numero uno dell'Occidente ma che Ankara bolla ora come terroristi pur di giustificare le proprie operazioni militari. Senza dimenticare la ricaduta, in termini di sostegno interno, quando nel Paese l'opposizione si stava rafforzando. E invece la Turchia del Sultano ha saputo sfruttare al massimo il suo posizionamento. Nonostante sia membro della NATO gode di ottimi rapporti con Mosca, unico Paese insieme all'Alleanza Atlantica a poter sostenere -sempre per voce di Erdogan- di essere sì contrario all'invasione ma anche alle sanzioni contro la Russia. Ed infatti è uno dei Paesi che può permettersi di aggirare agevolmente i divieti tra Mosca e l'Occidente. Allo stesso tempo, però, la condanna della guerra ha portato alla consegna di droni fondamentali per la difesa di Kiev. Equilibrio ed equidistanza che hanno permesso ad Ankara di effettuare la mediazione fondamentale per lo sblocco delle navi con il grano ucraino, con il plauso di tutti i coinvolti. L'incontro tra Zelensky e Putin nel suo Paese, di cui si parla da mesi e sul quale anche il Cremlino starebbe negoziando nonostante si terrebbe su suolo NATO, potrebbe essere il suo più grande risultato diplomatico, che comunque non mancherebbe di far pagare a caro prezzo in tema di influenza commerciale e strategica a livello internazionale. Per non parlare del silenzio che cadrebbe sul suo più volte manifesto disprezzo di diritti umani fondamentali.