Ucraina, G20 spaccato: non c'è comunicato ufficiale

Ancora una volta, niente di fatto. La guerra continua a dividere e al di là di condanne verbali non riesce a unire i grandi del mondo. Il G20 delle Finanze sotto la presidenza indiana, ha chiuso senza un documento ufficiale, ma solo una sintesi che in calce non ha la firma di Russia e Cina, dopo lunghe trattative per evitare la parola guerra e i riferimenti alla responsabilità di Mosca. Una situazione analoga a quella dei precedenti G20, che da quando è iniziata la guerra continuano a concludersi senza note ufficiali, proprio per la perseveranza di Pechino nel mantenere il suo ruolo di neutralità, ma soprattutto di alleato strategico di Mosca. Intanto, il presidente ucraino Zelensky, dice chiaramente: i predatori mangeranno il predatore, Vladimir Putin prima o poi verrà ucciso dal suo stesso entourage, ripete. Affermazioni che arrivano dopo la bocciatura di Biden, del documento cinese su una possibile soluzione alla crisi. Un piano, afferma il presidente americano in procinto di ricandidarsi, durante un'intervista da ABC, che avvantaggerebbe solo la Russia. Secco no, anche dal consigliere del presidente ucraino Zelensky: Pechino, dice, non deve puntare su un aggressore che ha violato il diritto internazionale e che perderà la guerra, non è lungimirante. Per quanto riguarda, poi, un eventuale aiuto militare cinese alla Russia, che secondo il Wall Street Journal potrebbe concretizzarsi in invii di droni e artiglieria, Biden esclude che ci siano prove al momento, ma nel caso di forniture a Mosca di armi letali contro l'Ucraina, gli Stati Uniti, dice, risponderebbero, come in altri casi, con delle sanzioni. L'attivismo cinese non convince. Il presidente francese Macron, annuncia che all'inizio di aprile andrà in Cina, anche con l'obiettivo di chiedere a Pechino un sostegno per fare pressione sulla Russia perché, dice, metta fine all'aggressione e costruisca la pace. Pace ancora molto distante, nonostante il nuovo pacchetto di sanzioni europee, il decimo, licenziato dai 27 dopo una lunga e difficile trattativa: nel mirino, tra l'altro, l'export di tecnologia, la consegna di droni e la propaganda russa.