Alle 7 di mattina nella stazione di Leopoli c'è già gente che arriva e gente che parte. Il treno per Kiev è in orario, nessun controllo da parte della sicurezza, poche le persone che salgono sulle carrozze. L'aria è fresca, il cielo è terso, il viaggio è lungo e lento. Dovrebbe essere di nove ore ma tra stop improvvisi e soste prolungate ne servono 11. Nella stazione di Kiev, sulla banchina, la polizia controlla a tappeto. Servono documenti e si aprono zaini e valigie mentre la fila di gente che arriva e aspetta si allunga sempre di più. Perché la voglia di tornare in città è tanta, come la ricerca di normalità, eppure la tensione non è ancora scomparsa perché sono passati solo pochi giorni da quando Mosca ha lanciato un attacco missilistico sulla capitale proprio al termine della conferenza stampa tra il Presidente ucraino Zelensky e il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Insomma la paura c'è, è presente e la vita si adegua. Le strade sono semi deserte, i negozi e i ristoranti chiudono presto, molte le vetrine oscurate. Verso sera i pochi per strada sono militari che pattugliano. Alle ventidue inizia il coprifuoco, si potrà uscire di nuovo solo alle cinque di mattina.