Tiepide aperture e improvvise frenate sono la cifra diplomatica di questi giorni che preparano il terreno, dopo mesi di stallo, a un atteso negoziato per fermare la guerra in Ucraina. L'intenzione della Casa Bianca è di arrivare a un cessate il fuoco in cento giorni. L'incontro tra Putin e Trump potrebbe avvenire entro marzo, mentre l'inviato Usa Kellog tra una settimana sarà a Monaco e ha già annunciato che non presenterà il piano di pace, ma ne discuterà con gli alleati. Il 20 febbraio poi, sarà a Kiev. Un segnale di distensione arriva da Zelensky pronto ad aprire un corridoio umanitario per consentire a centinaia di civili russi che vivono nelle zone di confine sequestrate dall'esercito ucraino, di tornare nel territorio controllato dalla Russia, se Mosca lo chiederà. Sono più di 1500 le persone che ancora si trovano nella regione occidentale russa di Kursk, teatro dell'offensiva di Kiev. Quanto al piano di pace, solo ieri il Presidente Trump aveva ostentato ottimismo parlando di progressi, gelato però da Mosca. Al momento ci sono ancora molte parole, non c'è chiarezza, è prematuro parlare dei negoziati e forse per sfilarsi dal gioco dei veti incrociati non si fa attendere la reazione degli Stati Uniti per forzare la mano. Trump è pronto a raddoppiare le sanzioni Usa alla Russia per porre fine alla sua guerra. Lo dice chiaro e tondo Keith Kellog, aggiungendo che sia Kiev che Mosca dovranno fare delle concessioni per porre fine alle uccisioni causate dal conflitto. Nel mirino la produzione e l'esportazione di petrolio. Perché, aggiunge il generale Kellog con la Russia la pressione militare non basta. È abituata alle guerre di logoramento. Ci vuole la pressione economica. Le indiscrezioni della proposta americana parlano di un potenziale congelamento del conflitto, uno status indefinito per il territorio occupato dalla Russia, fornendo allo stesso tempo all'Ucraina garanzie di sicurezza non specificate. .