Kiev festeggia. Mosca minaccia. Secondo uno schema ovvio, i due contendenti del conflitto reagiscono in modo opposto al via libera tedesco e americano alla fornitura di tank all'ucraina. Il primo a pronunciarsi è naturalmente il Presidente Zelensky, che con un tweet ringrazia e avverte, "Parlando francamente, il numero di carri armati e il tempo di consegna all'Ucraina, sono cruciali." Analoghe parole le spende anche il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, ribadendo che gli alleati sono uniti nel nostro sostegno all'autodifesa dell'Ucraina. Insieme ai tank britannici Challenger e ai Leopard 2 tedeschi, questo può fare una differenza significativa nel respingere la Russia. A stretto giro di posta si sono uniti anche altri Paesi europei. Anche l'Olanda è pronto a fare la sua parte, ha sottolineato il Primo Ministro Mark Rutte. E così anche la Spagna è disponibile ad inviare carri armati in Ucraina, ha assicurato il Ministro della difesa iberico, Margarita Robles, ma sempre coordinandosi con i suoi alleati europei. Putin invece ha scelto un atteggiamento complesso, non ha commentato direttamente la notizia e in un incontro con gli studenti dell'università, ha rilanciato la propaganda anti-americana, sostenendo che la Germania è ancora occupata militarmente dagli USA. Esprimendo così il rammarico per la compromissione della loro relazione speciale. Più che le parole, la replica di Mosca sembra però affidata ai fatti. Non è casuale che proprio nello stesso giorno la marina russa abbia condotto un'esercitazione nell'Atlantico, testando il temuto missile Zircon. Come sempre, un segnale all'Occidente che la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha rafforzato con un chiaro avvertimento: gli Stati Uniti stanno trascinando l'Europa in una grande guerra.