"Non pensate a questa controffensiva come l'ultima, perché non sappiamo quale sarà l'esito." Il Ministro degli Esteri ucraino, Kuleba, commenta così l'operazione militare annunciata ma non ancora iniziata. Ipotizzando già che potrebbe dunque non essere quella risolutiva. E così mentre gli Stati Uniti continuano ad addestrare i militari ucraini in Germania, per prepararsi proprio alla controffensiva di deliberazione, Kiev sottolinea le incertezze sul risultato, probabilmente per non permettere che vengano a mancare sostegni e rifornimenti militari occidentali, ma anche per raffreddare le aspettative dell'opinione pubblica. Intanto non solo la Casa Bianca, ma anche il Cremlino, esprimono cordoglio per la morte di Arman Soldin, giornalista di France Press, ucciso da un missile vicino a Bakhmut, con la Russia che chiedo di fare chiarezza sulle cause di quanto accaduto, cercando così di allontanare dai suoi bombardamenti, responsabilità imbarazzanti. E il macabro bilancio di giornalisti morti in Ucraina dall'inizio del conflitto sale così a 12. Intanto i miliziani della Wagner potrebbero finire nella lista delle organizzazioni terroristiche. La proposta arriva dal Governo di Londra, proprio quando il reggimento Azov dell'esercito ucraino afferma di avanzare su Bakhmut, tentando di rompere l'assedio che dura da mesi, dopo aver sconfitto 2 compagnie della 72esima Brigata russa, ma Mosca smentisce, assicurando che le sue forze hanno conquistato nuove posizione in centro città o in quello che ne resta. Una guerra di nervi e propaganda che si gioca anche sui nomi. "Siete folli", è infatti la risposta di Mosca alla Polonia, che ha detto di voler cambiare il nome dell'enclave russa di Kaliningrad per contrastare la russificazione dell'Europa.