Le reti antidroni messe a coprire la via di accesso a Pokrovs'k raccontano meglio di ogni altra cosa come la guerra russo-ucraina sia cambiata con l'arrivo dei droni. L'entrata dei militari addetti all'evacuazione della popolazione a Pokrovs'k è velocissima, con il furgone che deve districarsi fra auto distrutte e cumuli di detriti. Qui si combatte da luglio scorso e i russi sono ormai alle porte. Per questo si evacuano gli ultimi anziani rimasti insieme alle persone più fragili. La città è un nodo logistico strategico per la conquista del resto del Donbass, oltre che sede del più importante giacimento ucraino di carbone da coke necessario per la produzione di acciaio. Se la Russia conquistasse Pokrovs'k non solo questo sarebbe il più grande insediamento conquistato dopo Bakhmut, ma la produzione di acciaio ucraino crollerebbe da 7,5 milioni di tonnellate a 2,3 milioni. Al danno strategico si aggiungerebbe quello economico. Nel frattempo quasi tutti sono scappati. Ma non è solo il Donbass ad essere sotto pressione. Anche la città di Sumy, al confine con il Kursk visitato da Putin, è sotto attacco e lo stesso può dirsi della regione di Kharkiv, sempre al confine con la Russia, dove Mosca avrebbe accumulato truppe per l'offensiva estiva. Anche Cherson a sud viene bombardata quotidianamente, ma almeno è protetta dal fiume Dnipro. Visti dalla prospettiva dei campi di battaglia, il cessate il fuoco e la tregua sono quanto più lontani possibile. I russi stanno infatti avanzando e non si capisce per quale ragione dovrebbero voler fermarsi.