La Russia ha iniziato ad ammassare truppe lungo il confine con l'Ucraina nell'autunno del 2021. Da quando la rivolta iniziata nel novembre 2013 di Euromaidan ha svelato i desideri europeisti-atlantisti dell'ex Repubblica Sovietica, il leader russo Vladimir Putin vede nel vicino di casa una minaccia alla sua sfera di influenza. Il 3 febbraio l'intelligence americana rivela: "il piano di Mosca è trovare una giustificazione per invadere". Il 22 febbraio Putin riconosce la sovranità delle repubbliche indipendentiste di Lugansk e Donetsk, nella regione orientale ucraina del Donbass, dove dal 2014 separatisti filorussi combattono contro l'esercito di Kiev. 48 ore dopo il presidente ordina alle truppe di attaccare l'Ucraina per difendere il Donbass, dice, e annuncia un'operazione militare speciale, è l'alba del 24 febbraio. La prima città a cadere è Kherson, nel sud ma è subito evidente che la resistenza ucraina è più robusta del previsto. Il presidente-attore Volodymyr Zelensky annuncia che resterà a Kiev a guidarla a e sostituisce il completo scuro con l'ormai famosa maglietta verde militare. Il 26 febbraio l'occidente impone un primo round di sanzioni senza precedenti nei confronti di Mosca. Lo strategico porto meridionale di Mariupol diventa subito teatro di un feroce assedio delle acciaierie locali, roccaforte del famigerato battaglione ucraino Azov. Il bombardamento dell'ospedale pediatrico della città fa parlare per la prima volta di crimini di guerra. Mariupol cadrà soltanto a metà maggio. I primi di aprile la Russia si ritira dal nord. A Bucha, nei sobborghi di Kiev, emergono i dettagli dell'orrore: decine di corpi di civile abbandonati lungo le strade, gettati in fosse comuni. Pochi giorni dopo il presidente americano Joe Biden parla di genocidio. Il congresso americano approva aiuti militari ed economici, pari a 40 miliardi di dollari, seguito da molti altri paesi dell'Alleanza. Il conflitto alle porte spinge Finlandia e Svezia a richiedere, il 18 marzo, l'adesione alla Nato. Mosca inizia un ricatto energetico e gran parte dell'Europa impone un bando parziale delle importazioni di gas russo. Il grano ucraino, che sfama vaste aree del mondo, resta bloccato nei porti del Mar Nero fino all'accordo siglato a Istanbul venerdì. Agli inizi di aprile Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo, è il primo di molti leader occidentali a visitare Kiev. Apre alla solidarietà europea che porta l'Ucraina a essere oggi candidata per l'ingresso nell'Unione.























