Si tratta sul grano e si combatte sul campo, si accettano mediazioni per sbloccare le tonnellate di cereali e grano bloccate ma si minacciano e ci si scontra con gli interlocutori per le altre questioni. La pace è lontana in Ucraina, le cronache delle ultime ore parlano di bombardamenti pesanti sulla città meridionale di Mikolaiv, a metà strada tra la Crimea e Odessa, di forti scambi di artiglieria sul confine del Donbass, occupato dai russi, e di una situazione di sostanziale equilibrio a Severodonetsk, la città quasi presa dai russi teatro di una controffensiva ucraina. Nel frattempo i leader politici continuano a parlare. Zelensky, reduce da una visita al fronte, motiva le truppe e la popolazione e stringe accordi per nuovi aiuti da Londra. Il Ministro degli Esteri russo Lavrov, invece, si mostra furibondo per non aver potuto raggiungere Belgrado, dove era atteso dal Governo serbo. Bulgaria, Montenegro e Macedonia del Nord hanno chiuso lo spazio aereo al suo velivolo. Lavrov lo giudica un atto ostile e minaccia di tagliare il gas a tutti i Paesi che faranno scelte simili. E a proposito di minacce ha anche ventilato l’ipotesi di tornare ad attaccare Kiev ed il Governo ucraino nel caso utilizzino missili a lungo raggio, precisando: «più lunga è la gittata dei razzi, più a fondo dovremo entrare in territorio ucraino per evitare di essere colpiti nei nostri confini». Però la trattativa sul grano va avanti. La Turchia ha proposto di sminare il mare di fronte ad Odessa e scortare le navi cargo che escono dalla città ucraina. La Russia non ha detto di no, Kiev invece teme che sminando il porto Putin ne approfitti per attaccare la città di Odessa. Mentre a Bruxelles per ora si lavora sui percorsi alternativi via terra, già operativi da due settimane. L'attesa è per mercoledì prossimo, quando Lavrov volerà ad Ankara per provare a sbloccare la situazione. Il rischio di un aumento di vittime per fame in molti Paesi africani è più che concreto.























