Ucraina, Lavrov: Occidente ha impedito a Kiev negoziati

Sarà la diplomazia a mettere fine al conflitto in Ucraina. Lo ripetono in molti ma quando poi si mettono in fila le dichiarazioni dei protagonisti l'impressione è che ci sia ancora molta strada da fare. E così il Ministro degli Esteri Russo Serghei Lavrov, intervistato dalla TV serba, Punta il dito contro l'Occidente, sostenendo che avrebbe impedito a Kiev la prosecuzione del negoziato subito dopo l'incontro di Istanbul. Del resto aggiunto, sono almeno 10 anni che Stati Uniti e Gran Bretagna hanno mandato consulenti e mezzi militari all'Ucraina, occupando interi edifici comunque ha concluso, le sanzioni non hanno avuto alcuna efficacia anzi, i profitti dell'export dell'energia per la Russia quest'anno sono saliti. Parole che fanno il paio con quelle del capo dei negoziatori ucraini Mykhailo Podoliak, che che ha ribadito come allo stato attuale non abbia senso sedersi al tavolo con i russi lo si potrà fare, ha spiegato, solo dopo aver respinto gli invasori verso i confini. Il punto però è che la cronaca dal campo non è incoraggiante è vero che Stati Uniti Gran Bretagna e l'Europa come ha confermato la scena tengono incontri regolari per individuare una soluzione diplomatica ma è anche vero che per ora nessun piano nemmeno quello italiano, e articolato in quattro punti è riuscito a convincere le parti a sedersi al tavolo anche con l'obiettivo minimo di un cessate il fuoco. Il Segretario della NATO, Jens Stoltenberg ha sottolineato come all'alleanza non spetti decidere ciò che l'Ucraina dovrebbe accettare o non accettare mentre il Papa ha dichiarato di stare valutando la possibilità di andare a Kiev. Intanto un'altra emergenza si affianca a quella di fermare il mattatoio ucraino è l'export di grano e fertilizzante dai porti sul Mar Nero è infatti cruciale per limitare quella che si preannuncia come una delle più gravi crisi alimentari per Africa e Medio Oriente. Il Presidente russo Vladimir Putin, ha dichiarato che da parte sua non c'è alcun problema ad aprire porti, a condizione però che cadono le sanzioni nei confronti della Bielorussia.