Pokrovsk è caduta, dicono i russi che mostrano le immagini dei soldati in centro città. No, li abbiamo ricacciati indietro rispondono gli ucraini, ma cambia poco. Tutti sanno che la città è destinata a passare sotto il controllo dell'esercito russo che l'ha messa sotto assedio più di un anno fa. È già successo a Mariupol, Severodonetsk, Bachmut, Avdiivka. Gli ucraini resistono finché possono infliggendo il massimo di perdite al nemico. Le città si svuotano, la gente scappa, e contraddice quello che per Putin è tra i motivi principali della guerra, la difesa dei russofoni. Non resta quasi più nessuno da difendere. Così da vivace cittadina industriale, Pokrovsk è passata da 60 mila abitanti a poco più di 1000, verosimilmente russofoni e filorussi. Le conseguenze degli assedi russi alle città del Donbass sono sempre le stesse, distruzione e spopolamento. Nel caso di Pokrovsk abbiamo anche le immagini che ci raccontano il prima e il dopo. Questa era la stazione colorata con i colori ucraini, e questo è uno degli ultimi treni partiti durante l'assedio. Questa era un grande raccordo autostradale e questo è quel che ne rimane dopo i bombardamenti russi. La cupola di questa chiesa ortodossa è in un quartiere residenziale, adesso svetta fra le macerie. Nel parco dove venivano lanciati palloncini con i colori della bandiera nazionale, si va a fare la fila per l'acqua con l'eco delle bombe in sottofondo. Le strade dove passeggiavano le famiglie tra bar e negozi sono luoghi deserti e spettrali. L'università della città con la sua piazza, una volta circondata da aiuole e giardini, è colpita al cuore. Missili potenti hanno distrutto palazzi, che una volta ospitavano studenti e professori. La distruzione è ovunque, come in ogni altra città o villaggio del Donbass conquistato dai russi, dopo la guerra, oltre alla ricostruzione, servirà ripopolare questi luoghi. Sarà l'ennesima ondata di russificazione in terra ucraina.























