Ucraina, le parole di Draghi dopo il Consiglio europeo

25 mar 2022
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La pace di una soluzione diplomatica non sono una seconda opzione. E alla fine del Consiglio Europeo, dopo ore di stallo su come affrontare la crisi energetica, che Mario Draghi annuncia un imminente contatto con Vladimir Putin. Dopo Macron e il il Cancelliere Scholz, anche il Premier italiano si muove per cercare di indurre il Presidente russo ad un allenamento di quella morsa bellica, che tiene in scacco il mondo. Come sempre, Draghi, non gira intorno alle parole: se non cessano le ostilità e non ci si siede ad un tavolo, significa che si vuole andare avanti. "E vorrei ribadire, subito, che noi stiamo cercando la pace. Io la sto cercando, veramente. Gli altri leader europei come i francesi e tedeschi in particolare, la stanno cercando. Hanno avuto e avrò anch'io, colloqui con Putin." L'iniziativa di Draghi, arriva dopo le dure parole di Papa Francesco e lo sdegno per una corsa al riarmo, che sembra andare più veloce di quella del dialogo. Il Premier ringrazia il Santo Padre, assicurando che l'Italia lavora perché la guerra cessi quanto prima. L'impegno di portare al 2% le spese militari, viene confermato sulla scia di un accordo del 2006, dal quale non ci si può sottrarre. L'aggressione all'Ucraina, riporta poi in primo piano l'urgenza di una difesa comune europea: "E una difesa europea è fondamentale, per poter arrivare all'integrazione politica, perché la garanzia di una difesa europea, è la garanzia che noi saremo sempre alleati. Non ci faremo mai più la guerra." Evita la polemiche e non ribatte i distinguo di Conte e Salvini, ognuno farà i conti con la propria coscienza e il proprio elettorato. Non si stupisce della denuncia dell'Ambasciatore russo, contro il quotidiano La Stampa: da noi i giornalisti sono liberi, la no. Si sta meglio qui. Chiosa Draghi. E poi c'è il capitolo energia. Se Bruxelles prende ancora tempo, Draghi si dice certo che non ci saranno tagli nelle forniture. Annuncia entro due settimane il piano di diversificazione delle fonti e nuovi rigassificatori, per sfruttare il gas promesso dall'America. Non è ancora la soluzione della crisi, ma è un primo passo. Di più, al momento, non si poteva fare.

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