Ancora missili sull'Ucraina ma questa volta arrivano dalla vicina Bielorussia. I bombardieri sono decollati dalla regione russa di Kaluga e poi da lì sono entrati nello spazio aereo bielorusso dal quale hanno liberato i missili, per poi rientrare in territorio nazionale. Questo il racconto dell'intelligence ucraina che ha accusato Mosca del tentativo di trascinare sul campo il paese guidato da Lukashenko. Missili e bombe lanciate a poche ore dall'incontro a San Pietroburgo fra il presidente russo e l'omologo bielorusso. Incontro durante il quale i due leader hanno discusso proprio di armamenti. Aleksandr Lukashenko ha chiesto aiuto al capo del Cremlino per adattare i caccia di Minsk a portare le testate nucleari. Dal canto suo Vladimir Putin ha annunciato che fornirà al paese confinante missili a corto raggio tra i più moderni nell'arsenale di Mosca, capaci anche di trasportare testate atomiche. Il tutto avviene il giorno dopo la ritirata dell'esercito ucraino da Severodonetsk. Una ritirata che però, spiega il capo dell'intelligence di Kiev, non sarebbe una resa ma una mossa tattica. L'obiettivo, a suo dire, è quello di riuscire a vincere entro la fine dell'anno, tornando ai confini del 1991. Un obiettivo che sicuramente non sarà semplice realizzare considerando che in campo in Ucraina ci sono 330 mila uomini, pari a un terzo delle forze armate dell'intera Russia. Mentre l'intelligence del ministro della difesa di Londra fa sapere che diversi generali sono stati rimossi dal comando dai vertici militari russi da inizio mese. Insomma, una situazione sul campo ancora più tesa e dalle sorti sfocate, che ha obbligato Kiev a ristabilire di nuovo il coprifuoco, o almeno fino al 3 luglio, data fino alla quale sarà vietato uscire dalle 11 di sera alle 5 del mattino.