Gli Stati Uniti non potranno sottrarsi alle loro responsabilità, sono parte del conflitto. Come sempre, Maria Zakharova, è la massima interprete della politica estera della Federazione Russa. Portavoce del falco Sergej Lavrov, convalescente per una malattia a lungo negata, sta salendo nelle grazie del Cremlino grazie alle sue dichiarazioni roboanti, non tanto nei contenuti, quanto nei modi. E così, pur ribadendo l’ovvio, che gli Stati Uniti sono protagonisti nel fornire armi a Kiev, aggiunge minacciosa anche che tutte le armi fornite dall’Occidente sono obiettivi legittimi. In effetti la Russia, che prosegue con la sua campagna criminale di raid per distruggere le infrastrutture ucraine, non sembra essere ancora riuscita a dare una svolta al conflitto. L’operazione speciale prosegue, ma da un lato l’Ucraina in un futuro non troppo lontano avrà i sistemi di difesa antiaerea americani Patriot, dall’altro la Russia continua a subire incursioni sul suo territorio da parte dei droni ucraini. Un altro –secondo il Ministero della Difesa– sarebbe giunto nuovamente a Kursk, anche se non avrebbe provocato né danni né vittime. In questo quadro va inserita anche la denuncia delle autorità filorusse di Donetsk, secondo cui la città avrebbe subito, da parte ucraina, i più violenti bombardamenti dal 2014. La campana di Kiev però rilancia l’ultimo orrore venuto alla luce a Kherson, dove, secondo il commissario per i diritti umani ucraino, sarebbe stata identificata una camera delle torture per i bambini: ci si poteva finire anche per aver solo fotografato materiale bellico russo. Le punizioni terribili, come privazione di cibo e acqua, abusi piscologici. La guerra, intanto, non dà tregua all’Ucraina e, ha dichiarato Mosca, non si fermerà né a Natale né a Capodanno.























