In Ucraina il negoziato da tutti evocato è ancora in stallo e per ora parlano le armi. La Russia si dice pronta a riprendere i colloqui con l'Ucraina, forte della conquista di Mariupol, quando e se Kiev si dichiarerà pronta a farlo, dice il viceministro degli Esteri russo Andrei Rudenko. Ma Zelensky non tornerà al tavolo per trovare la via della pace, lo promette, se non riporterà tutti a casa. Il presidente ucraino si riferisce a quei 1.800 irriducibili, uomini e donne della resistenza di Mariupol all'acciaieria di Azovstal, che si sono arresi ai russi. L'unica via d'uscita era apparsa lo scambio di prigionieri, diversi gli alti graduati russi nelle prigioni di Kiev, una via naufragata e smentita da Mosca. La pace in Ucraina è un percorso in salita, le parti devono tornare al negoziato, dice il ministro degli Esteri vaticano, Monsignor Richard Gallagher, che al termine della sua missione in Ucraina ritorna su un possibile impegno in prima persona del Pontefice. Potrebbe ancora continuare a svolgere un ruolo molto significativo, dice, in questo conflitto e nella sua risoluzione, ci sono spazi. Anche se tutti ammettono che la via diplomatica è l'unica strada, riaprire i negoziati sembra davvero un'impresa improba. Il presidente polacco Duda promette al Parlamento ucraino, nel primo intervento in presenza dall'inizio del conflitto di un leader straniero, di non fermarsi sino a quando l'Ucraina non diventerà un membro dell'Unione Europea. Una prospettiva che però il governo francese sembra allontanare. Non succederà prima di 15-20 anni. Parlare a Kiev per farsi ascoltare da Mosca. Mosca accusata direttamente infine, dal Presidente Zelensky, di bloccare le esportazioni di 22 milioni di tonnellate di grano per poi portarle via. La comunità mondiale deve aiutare l'Ucraina a sbloccare i porti marittimi, altrimenti la crisi energetica sarà seguita da una crisi alimentare, queste le sue parole.