E' atteso per oggi il colloquio telefonico tra il Presidente turco Erdogan e i suoi omologhi Russo e ucraino. Tentativi di dialogo nel quale si inseriscono i continui contatti internazionali delle parti in conflitto, ma sul campo le armi non tacciono, soprattutto quando cala il buio. Nella notte l'esercito russo ha martellato con l'artiglieria pesante i quartieri residenziali di Nikopol, città dell'Ucraina orientale sul fiume Dnipro non lontano da Zaporizhzhia. Nessun ferito ma gasdotti, rete elettrica, abitazioni sono state danneggiate. Esplosioni nella notte anche a Sebastopoli, sul Mar Nero, mentre secondo quanto dichiara lo Stato Maggiore dell'esercito ucraino ieri sarebbero stati respinti diversi attacchi delle truppe russe a Donetsk e nel Lugansk. Intanto la triste guerra di cifre sulle vittime dell'attacco al centro di addestramento di Makiivka città gemella di gemella di Donetsk, controllata dai russi, sembra aver trovato un punto di caduta. E' il Ministero della Difesa di Mosca a dichiarare che dopo aver aggiornato il bilancio, sono 89 i militari uccisi il 31 dicembre. Tra loro il Vice Comandante del Reggimento. L'intelligence britannica ipotizza che a rendere così grave l'attacco sia stata anche l'esplosione di un deposito di munizioni vicino agli alloggi delle truppe. Mentre, per gli alti gradi di Mosca, l'uso massiccio dei cellulari da parte dei soldati avrebbe guidato l'assalto di Kiev. Erano tutti riservisti, e forse impreparati. Ed è proprio l'impreparazione non meno dell'equipaggiamento, fornito ai militari di Mosca, ad essere stato particolarmente criticato in questi mesi di guerra. Per questo Putin ha ordinato al Ministro della Difesa Shoigu di presentargli un rapporto entro il 1 febbraio sulle forniture di armi, uniformi e di tutti i mezzi di cui dispongono le truppe.