Il livello di soddisfazione è altissimo, almeno come la paura che qualcosa possa andare storto. L'accordo per sbloccare l'esportazione di grano e cereali dall'Ucraina può salvare milioni di persone dalla fame. Diversi paesi africani del Medioriente dipendono dal frumento esportato da Kiev e dai fertilizzanti russi. Era questo uno dei più grandi problemi collaterali alla guerra in Ucraina. Ora, dopo settimane di negoziati intensi condotti dal Presidente turco Erdogan e dalle Nazioni Unite, si è arrivati a definire una soluzione che dovrebbe permettere a 35 milioni di tonnellate di grano ucraino, di partire da 3 porti sulla costa, attraversare in maniera sicura il Mar Nero, per poi, spingersi verso Africa e Medioriente. La sicurezza della navigazione, in un mare pieno di mine messe da ucraini e russi, sarà garantita da una forza congiunta di coordinamento operante a Istanbul e di cui faranno parte sia Russia che Ucraina. Uno degli ostacoli fondamentali è la ovvia mancanza di fiducia tra i due paesi belligeranti, e il timore che l'indicazione di corridoi sicuri via mare, sia sfruttata dalle parti anche per fini bellici. Alla cerimonia di firma dell'intesa, erano presenti il padrone di casa, il grande mediatore tra le parti Erdogan, il segretario generale dell'ONU. Gli accordi sono stati firmati in due momenti diversi: prima dal ministro della difesa russo Šojgu e poi da quello delle infrastrutture ucraino Kubrakov, su due documenti distinti dove le parti si impegnavano formalmente di fronte al mediatore turco. Un risultato comunque importante e significativo salutato con soddisfazione qui da Bruxelles e anche da Washington e dalle altre capitali. É la prima volta che Russia e Ucraina trovano un'intesa importante di qualche tipo, se si escludono scambi di prigionieri ed evacuazioni. Mentre Erdogan si gode il successo, affermando di aver scongiurato una crisi di fame nel mondo, il segretario generale dell'ONU Guterres invita le parti, Erdogan stesso, a continuare nel dialogo per arrivare a ulteriori intese che possano far cessare i combattimenti.























